JOHN FULLBRIGHT (The Liar)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



        

  Recensione del  19/12/2022
    

Passa il tempo, anche in Oklahoma, il pianoforte è lì, è come una calamita, attira verso il centro di The Liar, sconosciuto, dove scoprire la verità tra ballate folk, del rock e un pizzico di country.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno/qualcosa da chiamare amico, esce fuori dalla splendida Bearden 1645 e mentre suona l’armonica e arrivano le chitarre elettriche si capisce che la storia di John Fullbright potrebbe portare lontano.
Si accetta il gioco elettrico di Paranoid Heart, di un’altra perla come The Liar e le sua verità: ‘Dio, dammi il whisky e ti prometto di essere buono’, l’armonica e le chitarre non tergiversano, entrano ancora nel vivo gettando personaggi e l'ascoltatore nella discesa verso la conoscenza delle rispettive radici.
L'alcol chiama il rock e ri-appaiono insieme tra Gasoline e quella sottile critica al nostro mondo in mano agli Influencer e alla ‘performance’ di Social Skills, se per gli uni si tratta di scoprire l’origine della propria identità, per gli altri il compito è ritrovare l’innocenza dell’emozione, tra le luci del piano di una magica ballata come Lucky e le venature agresti di Blameless.
Luci che catturano la polvere della strada di The Lar e tutti i suoi riflessi.