JOHN NÉMETH (Stronger Than Strong) ☻☻☻☻
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



        

  Recensione del  11/11/2020
    

Nato nell’Idaho, ma da quando ha scelto Memphis, Tennessee, John Németh ha incanalato premi come artista Blues e dischi intriganti (Feelin’ Freaky, sotto la produzione di Luther Dickinson).
Stronger Than Strong è il decimo disco, un viaggio che inizia nel ‘dirty blues’, si avverte con l’armonica che appoggia in Come and Take It, un vortice ripetitivo alla chitarra utile a far risaltare il vuoto in cui ci si inabissa.
Colpisce come la ricerca di un respiro melodico e narrativo nella ballata di Bars, si aggiunge, sulla carta, ai motivi del torbido fascino che emana Fountain of a Man e il giro nel Mississippi sempre più intrigante (Sometimes a Chain Breaker).
Stronger Than Strong diventa un'esperienza, riesce a superare la strozzatura tra spirituale e materiale, imboccando una strada che continua ad avere spunti chitarristici efficaci (Throw Me in the Water e Depriving a Love).
Nei 12 minuti tra lo splendido duetto armonica/chitarra di Depriving a Love e la ballata di Guess Who, si avverte un continuo vagabondare da un canale all'altro del blues, abitua il sistema orecchio-cervello a non soffermarsi su nulla, a considerare il pensiero solo come frammento e discontinuità, e quindi a non ragionare, a non pensare, a lasciare solo fluire le note.
Sullo sfondo rimodellabile anni ‘50/‘60 delle deliziose She is My Punisher e Sweep the Shack, Stronger Than Strong si rafforza come quelle medicine utili per sorridere del lato assurdo-angoscioso della realtà.