STEEPWATER BAND (Diamond Days: The Best Of 2006-2014)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



             

  Recensione del  20/03/2015
    

Il rock non č musica in grado di eclissare il mondo e restare sospesa nel proprio abisso, č musica relativa ai mutamenti, ed č utile ad amplificare e promuovere dischi come Diamond Days: The Best of The Steepwater Band 2006-2014, il viaggio che copre 16 anni di vita della band di Chicago.
I primi passi nel lontano 1998 di tre amici, Jeff Massey (Voce e chitarra), Tod Bowers (Basso), e Joseph Winters (Batteria) (l’altro chitarrista Eric Saylors si č aggregato nel 2012), la The Steepwater Band procede spedita come una freccia, verso il nuovo disco, con una sosta per un ripensamento al passato.
Diamond Days ripercorrere il viaggio all’indietro, con 45 minuti di spostamenti, arretramenti in splendidi ‘bianchi e neri’ e di lampeggiamenti stroboscopici alle chitarre, il nuovo brano Silver Lining registra con stile rilassato il futuro prima di lasciare a Dance Me A Number e Come On Down il modo esplicito di rappresentare il mondo della The Steepwater Band.
Le angolazioni oblique sulle corde messe a fuoco in Revelation Sunday, Healer, lungo i 6 minuti di Remember The Taker e High And Humble non smettono mai di affascinare, quasi affidando alla chitarra il compito di tracciare la linea sottile tra i differenti strati del rock di Diamond Days: la patina radiofonica di The Stars Look Good Tonight e nella nuova versione di Hard As Stone, pronta a cadere sotto lo sguardo tanto amato dai ‘Corvi’ in Lord Knows.
Diamond Days, per non permettere la rottura del legame tra la The Steepwater Band e il proprio passato.
Dipendenza reciproca.