WILLIAM ELLIOTT WHITMORE (Silently, The Mind Breaks)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



             

  

  Recensione del  23/03/2024


    

Nuova tappa rurale per William Elliott Whitmore.
Silently, The Mind Breaks racconta l'America, storie sempre oblique, che vanno contro corrente, la vita non è quella della TV, folk&rock, la voce regge il resto, quel Banjo alla ricerca di un momento di pace, al cimitero, in Be Still.
L'elettrico accompagna la morte e tempi cupi, inevitabili, e non è detto che ci si trovi male ad ascoltare Has to Be That Way e Darkness Comes, dopotutto c'è speranza, tra pause esistenziali, humor beffardo, lamenti bucolici, è davvero un gran bel mix ruspante quello di William Elliott Whitmore.
Ballate e spazi agresti, non c’è vecchiaia da sagomare nella piacevole Break Even, è tutto un sospingersi reciproco di spazi e movimenti (I Can Relate e Adaptation and Survival), chitarra e corpi si incastrano in una sorta di microcosmo senza perimetri in Dance With Me e la conclusiva bellezza sollevata da A Golden Door To An Empty Place.
Sparendo e riapparendo a intermittenza dietro il disegno di Silently, The Mind Breaks, lì vive il talento William Elliott Whitmore.
Andarselo a cercare, prego.