ADDISON LEA THOMPSON (Western Sky)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



        

  Recensione del  16/01/2020
    

Addison Lea Thompson è della Louisiana, 22enne, ma a 6 anni imparava il piano, a 12 suonava la chitarra, precoce, ma stando a contatto con la favola di diventare un musicista. E con le storie. Quelle davvero intime e magiche dal cuore delle Rocky Mountains in Montana, lontane da schemi vincenti, preferisce l’outlaw country e sfondi roots tipicamente americani.
Western Sky è un disco che riflette una realtà che muta col continuo cambiare della direzione e dell'inclinazione di un ragazzo, chitarre steel, area bucolica ‘rotta’ dalla marcata timbrica elettrica, Ramblin' Ways e Cotton Farmer dicono molto di Addison Lea Thompson, in una maniera "vera" e profonda, le abita con la propria sensibilità, e con la giusta carica da honky tonker selvaggio in Drunk & Reckless e Towards the Light.
Ballate con storie da elettrificare che mettono in campo pensieri, desideri, le proprie intenzioni (Single Barrel Hell e Spanish Moss Dream) e funzionano come indizio e come marcatore di Western Sky, e la Title Track sa cogliere amalgamando al meglio le due strade espressive, parole e chitarre, con le coriacee Wild Horses, Fire in the Hole e Custer che divengono il luogo stesso del senso di Western Sky.
Lo spazio in cui la coscienza si ritrova padrona del potere di (ri)formare la realtà, ridefinire i confini di un rock muscolare, territorio dell'anima e di un altrove per Addison Lea Thompson, pronto a espandere la proprio musica in luoghi e territori distanti.