 Bobby Bare Senior
Bobby Bare Senior ha cominciato la carriera nel 1958 con il nome di Bill Parsons, ottenendo un hit (il secondo posto nelle classifiche) con All American Boy, poi si è dedicato soprattutto al country & western, in particolare negli anni Settanta, quando'ha inciso il suo disco migliore, 
The Winner And Other Losers, che è del 1976. La sua carriera non è stata tutta un successo, ma ce n'è abbastanza per un'antologia retrospettiva, per un tributo o per un cofanetto. 
Qui, invece, è il momento di 
Bobby Bare Junior che tra tutti i figli d'arte è, con 
A.J. Croce, il più simpatico. Perlomeno non scimmiotta il padre (come Adam Cohen) e non gioca a fare il ragazzo maturo a tutti i costi, e in questo senso gli danno una mano i suoi compari: lui canta e suona la chitarra, Michael Grimes suona la chitarra (solista) e canta, Keith Brogdon pesta come un ossesso la batteria, Tracy Hackney suona il dulcimer e canta e Dean Tomasek pompa il basso. Per concludere le formalità anagrafiche, produce Peter Collins e BooTay suona come una festa del rock'n'roll perché i Bare Jr. fanno esattamente quello che dovrebbero fare (e il più delle volte, fanno) i figli, d'arte o meno: un gran casino, con le chitarre tormentate fino a farle ululare e le canzoni che fanno fatica a stare nel disco. Non c'è niente di meglio da fare, cantano i Bare Jr. e non si può che essere d'accordo perché suonano esattamente come dovrebbe fare una rock'n'roll: con tonnellate di energia, saltando da un lato all'altro del palco e inventando attacchi apocalittici. 
Come quello, dal vivo, di Faker, dove i Bare Jr. sembrano i Buffalo Tom di Birdbrain: un po' grungy, ma anche con una certa raffinatezza (certi arpeggi di chitarra acustica) e con un'idea dell'insieme davvero notevole. Il country & western famigliare è relegato in un angolo, ma i Bare Jr. sanno onorare certe tradizioni musicali americane e non tanto perché invitano Bobby Bare Senior a cantare in 
Love-Less (carneo del tutto relativo), ma perché Patty McBride ha lo stesso talento di Steve Earle nel raccontare una storia e nel suonare tanto legato all'american music quanto a sonorità più attuali. 
Gran bel pezzo, ma non è un caso isolato in 
Boo-Tay perché le tredici canzoni dei Bare Jr. si mantengono sempre ad un buonissimo livello e se è impossibile entrare nel dettaglio (il tutto dura quasi tre quarti d'ora, e sono soldi spesi bene) segnalerei almeno 
Give Nothing Away che suona compatta e massiccia, come da tempo non si sentiva. Un complimento anche a 
Bobby Bare Junior che, pur non avendo una voce straordinaria, riesce a farsi rispettare nel magma di chitarre e batteria e amplificatori con il volume, come direbbe John Hiatt "irato su fino al dieci". Con buona pace del papa che magari preferiva le steel guitar, i violini e i mandolini.