
Alfiere del pop nella 
California del Sud, 
Walter Clevenger è un rocker pulito, dalle chitarre aperte che, nel giro di alcuni anni, ha pubblicato tre album a suo nome, creando un bel culto attorno alla sua band e facendosi un nome nell'ambito del vero rock americano. Mischia ad arte pop, melodie dirette quasi beatlesiane con tocchi chitarristici alla Rockpile (
Edmunds e Lowe) e con elementi roots e country e da luogo ad un cocktail entusiasmante. Basta ascoltare Fast as I Can, che apre le danze con un'armonica dylaniana, per capire che il ragazzo mastica musica vera e sa creare ballate di spessore. 
Un altro termine di paragone può essere Tom Petty (lo stacco di chitarra in 
Fast as I Can è decisamente pettyiano), come pure la struttura della potente 
Stronger Than That che racconta di sonorità vicine anche ai primi 
Mavericks. Insomma Clevenger non è più solo il pop rocker che solleticava il piedino senza scendere sottopelle, ma un rocker vero con influenze solide, un suono diretto ed una manciata di canzoni degne di essere ascoltate e riascoltate. Segno che piacciono e che hanno un fondo. 
La pedal steel di 
Rick Shea segna in profondo 
Stronger Than That, sempre con l'armonica in primo piano, poi c'è il rock di 
Hold on Tight, le ballate acustiche come 
I'll Be The One, o un classico shuffle come la coinvolgente 
The Fool Who Used To Be. American Rock, di quello che non si usa più, suonato con vigore ma anche con amore, innaffiato con il cuore e disseminato attraverso canzoni degne di tal nome. 
Clevenger non diventerà mai famoso ma le chitarre di 
Supermarket Checkout Queen, il ritmo acceso di 
Not Gonna Bend e il riff coinvolgente di 
The Hurricane sono perfetti da suonare mentre si sta on the road. E questo non è uno dei pregi del rock, di quello vero? Ben vengano dischi come questo di Clevenger e dei suoi Diary Kings (
Steve Bancroft, 
Henry Clift, 
Mike Fernandez e 
Wyman Reese).