Baby, It’s Late, ma il tempo non conta, 7 anni di silenzio, ma con la decisione di sbrigarsela da solo.
Registra su nastro, nel suo studio, la scelta è quella giusta, il suono avvolge da
My Time Ain't Long, la chitarra e la band entrano nel territorio vischioso e pericolante del proprio vissuto interiore, per confrontarsi con il blues/rock e con la sua presenza, mai ingombrante, dando spazio ai lati introspettivi (
Christmas Parade).
Rischiara l’apparente dolcezza di
Ain't It Hell,
Patrick Sweany sa come giocare coi sentimenti, con le loro altezze, incarnandole nella malinconia mentre sprofondano in una gran ballata,
See Through.
Sapendo offrirne l’ironia di una crudele redenzione al loro potere in
Trouble With Love, nel gioco languido e iconoclasta che li mostra esposti in
Lonliest Eyes.
A cuore aperto, nella fragilità, nel monologo interiore dei loro dubbi, nel flusso di coscienza dei ricordi piazza gli spifferi della solida
Golden Fields, di
Everything I Do e la magistrale chiusura di
Old Time Love.
Contro l’intollerabilità nauseante del nulla, all’agonia di vite umane condannate allo spreco, Baby, It’s Late!