
Torna la band dell’Indiana a (ri)scrivere una solida magnificazione, in valore assoluto, del blues/rock.
Non è un tentativo di edificare il recente passato,
The Southern. Part II si estende, si trasforma, travalica verso nuovi approdi (
Little more Rope ad Automobile) per imporsi come un altro succolento e irrefrenabile viaggio chitarristico.
Lasciarsi condurre da
Evil Eye a Last Time You let Me Down, fluttuazioni melodiche Passeggere (
Can't Call that Love), vanno e vengono come le nuvole lasciando impronte indelebili (gran ballata
Hurting Side of Love).
I
Cold Stares, una presenza di cui non si può dire solo che esiste, ma piuttosto che “insiste” o “sussiste” tra
Random, la selvaggia bellezza di
Mighty High e Changed Her Mind Again.
Verso un Altrove del blues/rock più radicale, The Southern. Part II crea un rapporto col rock, esposto, scoperto, scomposto, necessario.