
Il viaggio dei 
Nowhere Brothers (Roberto Fiorelli, voce e chitarra, e Nicola Ventolini, voce e armonica) si arricchisce di nuovi vagabondaggi nei territori dell’American West, tra Navajo, cavalli e paesaggi desertici.
Americana, folk e sprazzi blues, chitarra e armonica al centro, come un corpo femminile nel suo incessante dinamismo (
Mestizo), nel suo correre (
Fever), balzellare, girare su se stesso e andare avanti (la bellezza di 
Blackeye).
Nel suo rannicchiarsi o slanciarsi (gran ballate elettriche 
Colt, splendida 
Be Again a una tragica love story, 
Barstow).
Nel suo distendersi o protendersi, nel suo animarsi in un gioco espansivo che, irradiandosi, trascina con sé riflessioni e ricerche di vita (
Nevada, alla muscolare Mesmerized).
Aria di confine in 
Saviour's Howl, la polvere si alza ancora, verso il Ghost Canyon di 
Shufflin', ma 
Till the End of Nowhere alla fine è come pulito, libero.
Come il lupo, che se anche lo addomestichi, guarda sempre verso la foresta.