
Voce e chitarra di 
Ian Siegal mentre incrocia l'armonica di 
Johnny Mastro. Idilliaco incontro.
Da uno studio di New Orleans, la Natura di un blues graffiante, e del rock, si mescolano, una volta dopo l'altra, incarnando quelle forze che sfuggono al controllo umano e non pongono limiti a ogni azione e a ogni scopo.
È quella la direzione, si avverte nell'acida e ammaliante 
Four On The Floor, potente anche 
Balling The Jack, 
Easy Tiger si configura come un allargamento delle loro mappe geografiche soliste. 
Amate, e note, è come se offrisse un condensato di tutti gli aspetti di quella  ‘wilderness del blues’ così dolcemente esplorata nelle ballate elettriche (
No Mercy a Tall and Tight e l'affascinante Emperor's New Clothes).
Orientato ad illuminanti assestamenti continui e ripetitivi nello spazio e nel tempo di 
Dog Won't Hunt e la sinistra bellezza di una splendida 
Quick To Gun, in quest’ottica significante va letto lo stile adottato da Ian Siegal anche in 
Wineheaded e Who're In Church. 
Nervoso, instabile, spesso sfocato, perennemente alla ricerca dell'armonica di Johnny Mastro, che ricomponga la prospettiva di Easy Tiger.
Una sfida alla Natura del blues/rock, che esige il massimo, e Ian Siegal & Johnny Mastro strameritano la fiducia.