
Country roots e Honky Tonks, una manna per 
Teddy and the Rough Riders.
Pura goduria su un confine tex-mex, vibrante, come 
Bullet riassume in apertura di 
Down Home.
Jack Quiggins e Ryan Jennings (voci e chitarre) cresciuti a Nashville, esplorando rock e derivati del country, un potenziale espresso bene in Texas dove racimolano diversi premi e attestati di stima, mix elettrici e bucolici accattivanti (
Fast Livin', Golden Light alla deliziosa Catfish Summer). 
Ballate agresti di spessore (
Trouble Sleeping e Love After Life, all'armonica che si ficca tra le chitarre steel e continuano a soprendere tra 
Edna's Song e la ruvida Hippies), Down Home ha un centro solido con lo sfondo agreste in continuo movimento.
Apprezzandone i dolci, romantici e ruspanti percorsi finali (
Bird Has Flown e Gettin' High), Teddy and the Rough Riders sanno prendere di petto non soltanto concatenazioni e circostanze legate al country, ma è come lo fanno in Down Home a sorprendere.