
La storia di 
Wild Azaleas and Other Tall Tales si snoda tra finzione, poetica folk, Americana e un’idea di avventura che sale e affascina nell’iniziale 
Last Rites, la storia di un vigilante che cerca vendetta per sua figlia in un luogo dove la legge sembra nascondersi.
Tyler Key sa scrivere e costruire immagini affascinanti che si producono, che si specchiano, che scivolano l'una dentro l'altra tra 
Eyes On The Prize e l’adorabile passo di 
Wild Azaleas.
Ballate elettriche a cui non è facile sfuggire, una strumentazione ricca, il mix di alt.country, americana e folk che si compatta su brani che si muovono in bilico su un baricentro melodico instabile (
'69 Chevelle, 
Wings) anche delle chitarre nel cuore di 
Lemonade, in cui si cattura lo svolgersi della vita senza che le intermittenze dello sguardo ne alterino l'armonia.
Da Wild Azaleas and Other Tall Tales partono le linee rette delle strade piatte e dritte delle pianure americane, posti orizzontali su cui adagiare il timbro più rock di 
Take A Hike, le riflessioni sulla ricchezza e le classi operaie in 
Long Run The Fugitives ai 7 minuti di 
The Old Hotel con una lunga jam a due tra chitarra e sax.
A pensarci bene, Tyler Key è da un pezzo oltre le trincee fittizie e formali del già sentito.