
La cosa migliore che potessero fare per festeggiare la loro terza decade insieme, un tributo al Mississippi Delta Blues.
I 
Black Keys (Dan Auerbach e Patrick Carney) con una manciata di covers nel segno di Junior Kimbrough, il resto a R.L. Burnside, ma c’è anche John Lee Hooker e Fred McDowell, si inoltrano in una intensa esplorazione nel tempo del blues, ed è quello giusto a sentire 
Crawling Kingsnake e 
Poor Boy A Long Way From Home. 
Esiste oggettivamente, non sembra ritrarsi al loro sguardo e infrangersi ai margini di una spontaneità sospesa, multipla, nella quale i corpi della storia del blues galleggiano come redenti finalmente dalle costrizioni delle leggi della gravità (
Louise, 
Stay All Night), sospesi in un limbo dolce e ripetitivo  nel quale 
Delta Kream è condannato (
Stay All Night, 
Mellow Peaches a 
Coal Black Mattie, alla gran versione di 
Going Down South). 
I Back Keys inseguono costantemente il senso del loro agire, e riescono a regalare continue sorprese (
Do The Romp a 
Sad Days, Lonely Nights), il  tempo del Mississippi Delta Blues in Delta Kream è un luogo chiuso, alla Solaris del geniale Tarkovskij, dove è l'inconscio al lavoro. 
L'inconscio inarrestabile delle chitarre di 
Walk With Me, l'inconscio lacero e sanguinante di blues nella splendida 
Come On And Go With Me.  
Potente la forza irrefrenabile della psiche di Delta Kream.