
Come suggerisce il titolo, 
Solitaire è un disco registrato in solitudine durante i mesi della pandemia ma non è totalmente acustico come presenta 
My Girl Now (brano scritto con uno dei fratelli Braun (Micky and The Motocars)), perchè la tecnologia permette di avvicinare musicisti a debita distanza.
Il percorso scelto è comunque intimo, in isolamento dagli amici, maggiore la presenza di brani introspettivi (
Path of Least Resistance, 
Solitaire a 
Birds That Sing at Dawn), riuscendo sempre a giostrare al millimetro intorno a ogni ipotesi di un facile sentimentalismo melodico, viaggiando su due linee di indagine ritmica, 
Ted Russell Kamp le fa scontrare e intersecare tra loro. 
Affascinanti le punte nell’americana come in 
You Can Go to Hell, I'm Going to Texas e 
The Spark, in ballate come 
The Hardest Road to Find e 
Western Wind, su questa scia lasciata nel tragitto di Solitaire si infila il basso aggiungendo preziose deviazioni (
As Far as the Eye Can See e 
Only a Broken Heart). 
Nel frattempo e ogni volta che devia, Ted Russell Kamp riesce nell'inseguire l'oggetto di sempre, un songwriting di qualità, 
In Be Your Man è come se l'impronta “bluesy” si fermasse sulla superfice, Ed Jurdi della Band of Heathens si aggiunge al fascino di 
Exception to the Rule, insomma Solitaire è un disco talmente denso, viscoso, che rischia di incollare l’attenzione dell’ascoltatore alla sua superficie. 
E non si avverte mai la fatica di tirare i fili nemmeno negli accenni bluegrass della conclusiva 
Lightning Strikes Twice, perchè Solitaire nel momento che appare, sai che non svanirà tanto facilmente.