
‘Loud country music’ da Bloomington, Indiana. 
Matter at Hand si presenta come una sorta di disegni in bianco-e-nero, brani secchi, moderni con un senso preciso della profondità delle chitarre nell’outlaw country. 
Feather Earring è capace di insinuarsi nella maglie strette della realtà con spirito ribelle, trova spazio in honky tonks alquanto espressivi e alcolici in 
No Dear John e 
Workin Over it Time.
La dinamica delle prospettive country si articola sulla rotta nostalgica di una celestiale 
We Ride Down This Road, manovrando i punti di evasione da percorrere con ridondante libertà tra gli spazi esterni dell’America e quelli intimi della scena di chi li percorre. 
Idee in musica che percorrono anche 
Johnny Wheelhouse, il punto di forza della 
Rhett Family Band. 
Immagini e personaggi senza imprimere uno sguardo morale che aspetti la complessità ontologica dei corpi messi in scena e degli accadimenti di cui questi si fanno veicolo (
Pissin' in the Wind), la chitarra steel rafforza lo sfondo di Matter at Hand e si divincola con estremo piacere in 
Cloud That's Gone, Matter at Hand sa mantenersi rigoroso, “leggero” quanto basta, “profondo” quanto basta.  
E soprattutto riesce ad amalgamare bene i suoi ingredienti, la bella 
Title track compresa, il country è il filtro attraverso cui si guarda alla vita, il collettore che frulla e traduce tragedia e commedia in una grande dose di ironia riversata su noi stessi, piazzando nel finale una degna ballatona come 
Mama e il rockaccio agreste di 
Tassels In the Rain.
Ai titoli di coda, finiscono di scorrere le preziose schitarrate, una mano spegne lo stereo e subito ne denunci l'assenza.