
Una questione di muscoli in strettissima connessione con il cervello.  
Il succo di 
Ten High mix invitante mentre ostenta chitarre grintose, vocalizzi impetuosi sprizzando un benefico southern rock caricato a mille da 
Christopher Shayne.
Non è poco quello che ha a disposizione e il modo in cui lo sviscera in poco meno di 25 minuti è una di quelle scosse benefiche capaci di ribaltare una quotidianità apparentemente indistruttibile e Ten High dilata questa sensazione dalla raggiante carica di 
Pour the Bottle creando tra rimandi country, un effetto di autenticità proprio laddove il tutto risulterebbe già sentito. 
E invece in soli 7 brani Christopher Shayne sgancia energia, obbedisce a una logica di verosimiglianza al classico stampo del rock ma con un procedimento di significazione così intrigante (le indiavolate 
Ten High e 
Getaway Baby) e dunque altamente ellittico tra passioni etiliche e redenzione di classico stampo sociale americano in 
Any Given Sunday e 
Burn Me Down. 
Ten High spinge sull’acceleratore e si inoltra senza nascondere abissi di furore nella tosta e trascinante 
Give a Damn mentre lo sguardo di Christopher Shayne tra i fumi dell’alcool, a volte ironico, a volte cattivo, a volte riflessivo, come nella folgorante ballata acustica finale di 
Just Get Drunk si inerpica tra l'infelicità di tempi in cui è difficile definire l’Amore e in cui è forse possibile comunque divenire adulti.