
Una coppia di fratelli, Jake (batteria) e David (chitarra), in qualche maniera “disturbano” la coerenza superficiale e veloce del sogno americano, quello di 
God Bless The Maness Brothers è un viaggio alla ricerca della terra promessa, quella dove il dirty blues e l’anima del rock, vivono liberi.
God Bless The Maness Brothers dunque non è un disco misurato, che non scoppia mai, infatti ecco scorrere impetuosa 
Pain, il tocco ripetitivo e ipnotico alla foce del delta blues di 
Tupelo, 
Just Cant Tell e 
Drive Me. 
È utile ai 
The Maness Brothers per non compromettere la loro visione ‘pessimistica’ del mondo, o è solo una fotografia su una realtà in frenetico movimento (
Solid Gold Spine), dove si trovano ‘morbide’ isole incantatrici (
Get In Line e la bella 
Dip My Sins (In The River)) con una strumentale dal forte impatto (
Boreas). 
Si chiude alla grande nel nome del Signore, 
Lord Thank You Very Much, in cui tutte le possibilità autoriali di God Bless The Maness Brothers si scontrano un'ultima volta e pensando al nostro Sociale irrigidito nei suoi steccati di casta, diventa una ‘preghiera’ dai molti risvolti ‘filosofici’.