
I 
Trigger Hippy cambiano, a 5 anni dall’esordio non ci sono più Joan Osborne e Jackie Green, ed essendo per lo più solisti, non hanno creato nessun problema al cambio con il chitarrista della 
Band of Heathens, 
Ed Jurdi e la cantante che suona anche il sax, 
Amber Woodhouse (in alcuni brani, c’è anche Sadler Vaden, chitarra della 400 Unit di 
Jason Isbell).
A tessere le file del gruppo restano Steve Gorman e il bassista Nick Govrick e loro spingono per mischiare melodie tra roots / americana / rock e seppur in 
Full Circle & Then Some regna l’eclettismo, la melodia è sempre avvolgente e mai di maniera, 
Don't Wanna Bring You Down e 
Strung out on the Pain, la voce di Ed Jurdy dà un bell’aiuto alla consistenza dei Trigger Hippy, di nuovo pronti a distinguersi. 
Fa sì che diventi modulazione in Full Circle & Then Some, la strumentazione segna gli 8 minuti di 
Born to Be Blue, nella coda di 
The Door e 
Long Lost Friend, possiamo anche avere un principio di vertigine in 
Low Down Country Song, ma in fondo è quella vertigine che noi proviamo ad affacciarci su un paesaggio lontano sotto di noi, e che nonostante la lontananza, ci invita ad un avvicinamento.
Val la pena avvicinarsi ai Trigger Hippy, Full Circle & Then Some, la 
Title track e anche 
Dandelion, bruciano in una fiamma d'effetto, la ballata 
Goddamn Hurricane aiuta ad abbassare le proprie difese, rassicurati dalla distanza colmata nella conclusiva 
Paving the Road dai Trigger Hippy: creano, tra marcati guizzi d'originalità, un universo nel quale determinano la règle du jeu, ne prevedono le varianti, le oscillazioni possibili. 
Un bel mondo quello dei Trigger Hippy.