
Duo italiano Nick Ventolini (voce e armonica) e Roberto Fiorelli (voce e chitarre) si incontrano a Trieste, hanno le idee chiare anche quando si perdono di vista, sempre uguali a se stesse se non per la diversa luce del sole, quella delle terre desertiche americane dell’Arizona dove hanno registrato 
Down Life Boulevard.
Un disco di Americana, sonorità roots e rock suonato con un estro che avviluppa l’ascoltatore col suo alternare armonica e chitarre nella 
Title track e 
Peace, i 
Nowhere Brothers prediligono un ritmo lento, pacato, lo scorrere del tempo senza fretta, come nei film di Tarkovskij, lasciandosi (e lasciandolo) vivere con l’istinto vagabondo in 
Night e 
I am One, l’amore degli spazi aperti e quella voglia di solitudine di 
Dust Walker, gli affetti mettono in crisi, danno problemi, ti costringono a fare, non solo a osservare ciò che accade.
Una lacerante malinconia, causa del suo insolente splendore in 
Montenegro Diaries e proprio in quella faglia, in quella dirompente fenditura si origina 
Soul Mirror e nella contemplazione di chi è alla ricerca della libertà ‘desertica’ in 
Stillness.
Ognuno sente l’ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero: perché questo è l’ordine che inconsciamente riceviamo, allora può aiutare liberare le intriganti storie di confine e squarci elettrici lungo 
Used Boots e la riflessione finale di 
Bearing Your Name tra l’individualismo e le regole della società. 
Nell’immobilità instabile di quelle ballate, che ti lascia lì sospeso (e ci stai bene!), appeso a un sentimento insolito, singolare, una specie di precarietà giocosa? No, è Down Life Boulevard.