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Recensione del 25/11/2017
 Tra alti e bassi la band di Portland resta fedele a un suono tra americana e rock anni ’60, i Blitzen Trapper con Wild and Reckless sprigionano una verve fedele più ai primi dischi tra Wild Mountain Nation e Furr, ed un bene. La penna di Eric Earley resta focalizzata su storie di una realtà che sa essere dolce è amara nell’arco della stessa giornata, tra coppie di ragazzi, droga, fughe conciliatorie con la legge che non prova a capire, ma quando mai è accaduto, un nono disco che mostra intriganti prospettive nel rock d’autore con la scura disamina dell’iniziale Rebel e insieme a Wild and Reckless incarnano la materialità sensibile di questo scorrimento, nel quale la melodia è trascesa dal tempo del rock, guidato e controllato dall’armonica e dall’hammond senza sfiancarsi nell’illusione di plasmarlo, ne escono brani di sicuro impatto in No Man's Land e Stolen Hearts. Brani accesi, più turbinosi, come Dance With Me e When I'm Dying prolungata dalla chitarra che riempie bene lo spazio, a renderlo profondo e denso, si dispiega anche in Baby Won't You Turn Me On e nell’armonica che accompagna la chiusura di Wind Don't Always Blow, restituendo il senso del movimento di Wild and Reckless nel rock. Prendere o lasciare, oppure prendere per un po’, e poi lasciare, con la promessa di farsi ritentare dal mondo dei Blitzen Trapper che è tornato a essere seducente.
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