
Registrato a Austin, Tx, nel periodo della scellerata elezione del Presidente Trump, 
Revolution Come… Revolution Go parla ovviamente di politica e della società Americana attraverso beffarde metafore di vita e puntando il dito contro quello che proprio non va giù a 
Warren Haynes e i 
Gov’t Mule, e ce ne sono di motivi.
Per condire il tutto, il classico mix di blues e jam rock ben amalgamato tra le 18 canzoni della versione Deluxe, graffiano 
Stone Cold Rage e 
Drawn That Way piene di inventive chitarristiche e a un suono robusto, calibrato, che non teme di procedere per stratificazioni e accumuli, 
Pressure Under Fire e specialmente 
The Man I Want To Be esaltano i versanti melodici dei Gov’t Mule, la perfezione dell’andamento, lo sbilanciarsi in avanti nel rock, il ritrarsi nell’insicurezza dei sentimenti. 
Si sente che Revolution Come … Revolution Go, respira.
Di rock, non ha solo a che fare con la terra e la durezza, ma punta piuttosto all’elevazione nella parte centrale, 
Thorns Of Life, 
Easy Times e 
Dreams & Songs, trasportando immagini di un rock rabbioso in 
Click-Track e di cuore in 
Burning Point, 
Dark Was The Night, Cold Was The Ground, ma c’è in ballo qualcosa di intimo e solenne nel finale di 
Outside Myself, di misterioso e insieme riconoscibile. 
Musica per palati fini quella dei Gov’t Mule, ancora di dirompente forza sonora, entusiasmante nella sua inattualità.