
Da Detroit al selvaggio West, l’avvio con 
Desert fa chiarezza sullo stile dell’intero disco 
The Valley, la voce di Carrie Shepard e la chitarra elettrica di Lawrence Daversa fanno musica ‘con la squadra e con il compasso’ perché in The Valley non ci sono sbavature o movimenti fuori luogo se non quelli di un’ipnotica chitarra che solca piacevolmente The Valley (la raggiante 
Title track) con stacchi rock misurati, e nelle ballate sempre coadiuvate dal pregevole lavoro di Lawrence Daversa dove le emozioni risaltano con semplicità (
Melody, 
Fireproof e 
Meet Me There).
Un viaggio nell’introspezione bucolica del vecchio West, scenari aridi sembrano proiettati in 
Dirty Little Blues e suggestiona abbastanza come The Valley, disco di ‘dark americana’ che non spreca per strada le proprie carte, il fascino di 
Full Moon e 
Songbird risaltata dalla Shepard mentre le dita continuano a muoversi sulle corde, voce che si fa suono in stretto rapporto con i paesaggi che si delineano sullo sfondo. 
E il binomio continua stimolando 
Red Wine e in modo particolare 
Coal, un po’ perché consente di collocare stabilmente The Valley negli spazi che più gli appartengono, tra quegli angoli del rock che dialogano volentieri con i rimandi country come nella conclusiva 
Warnings.
I 
Whiskey Charmers restituiscono a noi ascoltatori sensazioni magiche, facendoci lasciare l’ascolto di The Valley arricchiti e appagati.