
Nato in Oklahoma, dal padre meccanico con il country nel cuore, 
Matthew Lane lo ricordava in quel di Nashville mentre scriveva canzoni per vivere.
Vita dura, quindi, ma è servita per formare una band col fratello e vecchi amici, i 
The Dirt Drifters, honky-tonk e country classico, ma tutto è cambiato in Texas, la famiglia, una fattoria, e in un istante la musica è tornata a riempiere un mondo che sembrava non avere più spazio da riservarle.
Le steel guitars e l’armonica si appropriano di 
Ranch Road 479: le abitano, le solcano in lungo e in largo, coltivano rapporti più o meno intensi nell’iniziale 
Today I Am Alive e spingono i marcati tratti bucolici di 
Rockstar Hair, entra anche la fisarmonica in 
Cherokee Tale, 
South Texas Theory e 
Roll Down Hill e Matthew Lane si appropria non solo delle periferie texane, mostra una capacità unica di suggerire gli spazi e le forme del country con i movimenti della telecaster sinuosa, meticolosa, ma anche enfatica nella intensa ballata di 
Scarecrow In The Garden e la brillante 
I Want To Go Home.
Non manca il rapporto fisico con la strada dove bisogna tornare, per ritrovare Ranch Road 479, per spostarsi da un luogo all’altro, in cerca di salvezza, whiskey e fendenti elettrici in 
It's Going Down e 
Watching T.V, la pedal steel taglia la struggente 
Short Of Love e 
Draw Some Blood, con la chiusura al pianoforte di 
Wide River To Cross ad attribuirle spessore, sospendendone la vettorialità tra storia e memoria, sensi di colpa e rimozioni. 
Ranch Road 479 è un disco in cui rischiate di incagliarvi a lungo.