
Rock sudista dalle nostre parti è difficile trovarlo in giro, eppure Martina Picaro (la bella e brava vocalist) e il fratello Marco alla chitarra, hanno trovato il modo di “abitarlo” quell’amore formando il quintetto dei 
Ramrod. 
In esso esistono, in esso si riconoscono, in esso orientano il debutto 
First Fall mentre il mondo fuori, con le sue regole e le sue stramberie, scorre, ecco un sano disco di energico rock e chitarre dai rimandi anni ’70 pronto a coinvolgere fin dalla sferzata di 
Reality e poi… e poi tira dritto tra 
Pocket Money e le intriganti reminiscenze bluesy di 
Tipsy Loser e 
Neverland. 
First Fall è animato da un furore mai scomposto e dotato di un’energia intermittente coinvolgente (ascoltare 
Walk Alone e 
October) dove la band italiana nata nel 2014 (un discreto seguito costruito tra Svizzera e Germania con l’Ep del 2015) con picchi improvvisi e parole mitragliate nell’aria in 
Cuckoo's Nest, e movimenti nel rock di 
Old Clothes e 
Let Me Play, mostra guizzi, deragliamenti, un azzardo e un denso sconfinamento chitarristico nel finale (gli 8 minuti di 
The Cave e nella ballata di 
Tell Your Son) che fa riflettere. 
First Fall allarga l’orizzonte del senso del rock in Italia e consente di cogliere le infinite ambiguità di cosa ci tocca ascoltare ogni giorno in giro, in tv, alla radio, un aspetto assolutamente rilevante sull’oggi, quindi grazie ai Ramrod e che Dio li benedica!