
Inaspettato ritorno al rock ‘n roll dei 
The Quireboys, la band britannica al decimo disco fa un bel salto all’indietro e lasciano da parte titubanze e suoni artefatti, adesso c’è solo passione e desiderio, la fascinazione di 
Twisted Love, del resto, sta nell’andare a cercare i rimandi nelle pieghe del rock, da quel 1990 anno del loro debutto con vista sugli AC/DC, un po’ come andarseli a cercare negli angoli del loro passato o, meglio ancora, nelle stanze nascoste del loro successo.
Le chitarre di Paul Guerin e di Guy Griffin che spingono 
Torn & Frayed, la voce graffiante di Jonathan Gray (per tutti ‘Spike’) e una indomabile armonica accendono Twisted Love, non ci sono percorsi regolari, i tratteggi soul delle vibranti 
Ghost Train e 
Twisted Love, ma pronti a mostrare improvvise sterzate in 
Killing Time, 
Life's a Bitch e nell’acida 
Breaking Rocks, lì i Quireboys si espongono alla materia bruciante del rock e Twisted Love guadagna punti a favore quando si immerge nei rimandi anni ’70 di 
Gracie B (Part II) e 
Stroll On.
Ed è un bacino da cui attingere senza memoria per 
Shotgun Way e nella bonus track 
Win Some, Lose Some, e quando la nostalgia abbraccia la ballata di 
Midnight Collective non è solo un ‘dolore di ritorno’, è un sentimento prima di tutto spaziale, ed assume i connotati di uno sfasamento temporale che ai Quireboys mancava.