
Americana, alt-country, e una buona dose di sano rock 'n' roll, ricordano gli intramontabili e indimenticabili 
Slobberbone e gli 
Uncle Tupelo, ma anche l’immaginario della band di Seattle dei 
Massy Ferguson (5 album all’attivo) è da santificare con highways, truck-stop coffee, whiskey, viaggi rivelatori e di crescita tra catapecchie chiamate motels.
Il vocalist e bassista Ethan Anderson prova a essere un musicista pieno di curiosità, apre 
Run It Right Into The Wall con 
Gallipoli, brano mosso dall’autentica voglia di raccontare quello che ancora arde sotto la cenere, il resto poco importa se l’appassionata 
Santa Fe sembra rispolverata da qualche vecchio Lp, l'ebbrezza della velocità sembra quasi poter portare a una nuova liberazione, è solo un altro smarrimento lungo strade battute dall’alt. Country e un rock pimpante e godibile (
Making It, 
Dogbone, 
Firewater, 
For a While).
Un disco fisico e assieme contemplativo, nel suo calare la furia dei corpi delle chitarre nella desolazione degli spazi tipicamente Americani, e viceversa, nel suo offrire immagini che spalancano la percezione tra 
Away from the Devil e 
Into the Wall, schitarrate e melodia tra 
Special Meds e 
Front Page News, con l’azzeccato solo nel finale di 
Set The Sun.
Una simile prospettiva serve infatti a riscaldare la tenuta sentimentale dei Massy Ferguson che rischiava facile deriva e invece…