 Rod Picott
Rod Picott non è proprio un novellino. Ha esordito nel 2001 con l'acclamato 
Tiger Tom Dixon's Blues, un disco che ha ricevuto il plauso della critica e che lo ha collocato subito tra i nomi nuovi più interessanti. Il critico del Sun Times di Chicago, Robert K Herman, ha scritto per questo disco "The birth of a major, major artist". Un bel disco, con qualche indecisione, ma già le radici giuste, cioè Springsteen, Ray Charles, Hiatt, Waits. Un suono solido, elettrico, qualche ballata meno rock ma, in definitiva, uno su cui puntare. 
E la conferma arriva con 
Stray Dogs, il suo secondo album. Un disco diretto, suonato con gusto, prodotto in modo inappuntabile. Picott, che ha una voce espressiva ed è in grado di scrivere canzoni di valore, si è rivolto a David Henry, ingegnere del suono e produttore, e si è circondato di musicisti rodati. 
David Henry stesso quindi 
Paul Slivka, 
Craig Krampf, 
Ned Henry oltre a due musicisti più noti che lo hanno aiutato parecchio: 
Slaid Cleaves ed 
Alison Krauss. 
Nato nel New Hampshire, ma cresciuto nel Maine (i due stati sono confinanti) si è poi spostato a Boulder, Colorado, dove ha cominciato a suonare nelle coffee houses ed ha perfezionato il suo stile con l'aiuto del cantautore 
Stephen Allen Davis (autore dell'eccellente 
Light Pink Album nel 1995). Ha aperto per Alison Krauss ed ha scritto a quattro mani con Slaid Cleaves e Fred Eaglesmith.. 
Stray Dogs è la sua laurea di maturità in quanto passa con estrema disinvoltura da canzoni elettriche di indubbio spessore come la travolgente 
Stray Dogs a composizioni introspettive come la splendida, riflessiva e profonda, 
Circus Girl. 
Il rock ce l'ha nel Dna, basta ascoltare 
Workshirts and Turpentine, ma anche la musica della radici, come conferma la scintillante 
Angels and Acrobats, a mio parere la gemma del disco. E non è finita. 
Find Your Way Home ha nei suoi solchi i classici del rock, una chitarra dirompente e melodia pura, mentre 
The Leaving Kind è intensa e rarefatta, dolce ed introspettiva. 
Need You Bade un'altra ballata coi fiocchi, dotata di una linea melodica coinvolgente, mentre 
I Coulda Been the King ci fa riassaporare il piacere delle chitarre elettriche attraverso una struttura quasi dylaniana. Malgrado la giovane età Rod mostra già una bella maturità, sa dosare i suoni e sa scrivere canzoni che non passano inosservate. Sentiremo ancora parlare di lui, ha soltanto iniziato a sorprenderci.