
La luce del rock che sfuma nel country-blues, rende cristallini i contorni del debutto dei 
Thomas Wilby Gang ed è apprezzabile che i dettagli di 
Backwoods Crackin' dai molti rivoli si ricompattino brano dopo brano, come tessere di un puzzle che vanno al loro posto su un materiale frammentato ma decisamente fluido, e fortemente connotato dalle chitarre che s'innestano limpide e avvolgenti fin da 
Cloak Of Night e 
Can't Complain.
L'interazione tra i Thomas Wilby Gang e il rock si rivela tanto più pura quanto più diventa diretta, circoli viziosi anni ’70 in 
Ghosts N' Fools e nella ballata corale di 
Man Not For Sale, con anonimi figuranti a rendere visibili gli sperduti pezzi d'America abitati come ombre fugaci, mentre la terra brucia sotto le schitarrate di 
Long Cold Road, 
Tennessee Honey e 
Tortured Soul con controllati movimenti dell’armonica, buoni a coprire una ponderata ‘sceneggiatura’ ricca e accattivante. 
Un nuovo giro nel rock sarebbe al massimo astuto e stilisticamente sterile. Ma non lo è. Affatto. 
Ancora l’armonica ad accompagnare 
Satisfied Sinners che va dritto al cuore della questione, martellante e perfino ripetitivo, una corsa surriscaldata, sovraeccitata di Backwoods Crackin', che non pigia sui freni nemmeno nel finale, 12 minuti da dividere tra 
Let You Be Gone e 
Bite Your Enemies, diviene uno spazio candido del rock, cambi di ritmo dal monocromatico si va in crescendo a increspare di materia, come un enorme dipinto di Burri. 
Da vedere. Ops! Da ascoltare.