 High Plains Alchemy
High Plains Alchemy brulica di riferimenti texani, di congrui particolari e dettagli che tutto sommato, costituiscono buona parte del suo fascino, rispettosi come sono della tradizione cantautorale a cui 
John Edward Baumann guarda mentre si allontana dalla città verticale di Houston rasa al livello della strada in 
Eagle Ford. 
Mantiene le promesse dell'EP West Texas Vernacular e ora il cielo di High Plains Alchemy è limpido, l’aria è schiarita, alt-country, americana, tempra da folksinger con Corby Schaub a spalleggiarlo (ex Dead Horses di Ryan Bingham) produce e suona chitarre, hammond, pianoforte e mandolino. John Edward Baumann parla della vita in Texas giorno dopo giorno, 
Wind Farmer, 
Tejano Woman, 
Ramona e 
Gulf Moon si nutrono di percorsi che sono fisici e mentali, geografici e interiori, attraverso una road-map elettro-acustica fatta di frammenti su una concezione instabile dell'esistenza (crisi economica, l’ambiente, ecc.) 
Ammalianti 
High Plains Alchemy e 
One Night in Marfa (e qui la mia mente viaggia, lì dove tutto è iniziato, con una ruota bucata davanti all’El Cheapo Liquor Store) tra un passato abitato da cowboy nella matrice honky tonk di 
Dogs e nel violino di 
Board Game, con leggerezza di tocco in 
Space & Light e nella splendida 
Late Great Eagle Scout. Le cose minime di tutti i giorni, John Edward Baumann non si ferma alle apparenze, ma ha il coraggio di andare incontro là dove si perde il giorno texano.