
La svolta per la cover band di Jimmy Ragazzon e Paolo Canevari arriva negli anni ’90 quando entrano in gioco fisarmonica, pianoforte e il  mandolino, la band pavese si butta a capofitto nelle visioni melodiche tra il Texas e il Messico, anche a costo di perdercisi, ma dando anima ai 
Mandolin Brothers. 
Far Out con la produzione di 
Jono Manson (anche alla chitarra), e ospiti illustri (John Popper (Blues Travelers) Ed Abbiati (Lowlands) ed altri amici), è il disco più ricco e anche più bello dei 
Mandolin Brothers “
Siamo più lontani dal nostro stile solito, ma la nostra intenzione, quando abbiamo scelto il titolo ‘Far out’ era recuperare il suo significato positivo di fronte ad una cosa bella: ‘far out’ era un modo di dire del movimento flower power, di fronte a una cosa che t'incantava. E questa idea si ritrova anche nella copertina dell'album, dai toni psichedelici”. 
Freak Out Train lo sbilancia verso il Sud degli States e qui risiede la sua forza, convincono nel rock rustico di 
Come On Linda e 
Someone Else e lo fanno grazie all’energia che mettono in campo, slide guitar, armonica e l’organo entrano ed escono dai quei bordi o dai limiti di una scena cantautorale a stelle e strisce nella genesi delle forme acustiche di 
Circus. I 
Mandolin Brothers le manipolano, le lavorano in 
Short Long Story e le lasciano lavorare dal rock in 
Nightmare In Alamo, 
Ask The Devil e 
Sorry If, in un coinvolgimento talmente intenso da lasciare su 
Far Out un segno profondo. 
Un giro continuo, dal Texas che si muove sinuoso e sottotesto per buona parte di 
Lotus Eaters, 
My Last Day, prima di esplodere al confine Messicano in tutta la sua evidenza in 
Black Oil, e tira dritto verso quella sorta di viscoso impasto di New Orleans con la pianistica 
Hey Senorita con nel mezzo la bluesy ballad di 
Bad Liver Blues, composto dalla traslucida e vaga malinconia che si affaccia sul Mississippi. I 
Mandolin Brothers ne varcano la porta ma 
Far Out non s’inceppa. Il sogno continua.