
Da una fattoria irlandese arriva 
Travis O’Neill, stanco di guardare il mondo dall’esterno, decide ad un certo punto di entrarvi, e per ‘farsi ‘carne’ si aggrappa ad una serie di ballate tristi, la chiamano ‘dark americana’ un’espressione che si spegne proprio perché c’è troppo chiarore attorno alla voce di 
Travis O’Neill e si riaccende ogni volta che i 
Cardinal Sins (messi insieme dai resti di una rock band di Praga) gonfiano un Ep, 
Volume I che forse diventarà il vero d’esordio, o semplicemente seguirà un Volume II. 
Ombre, leggeri elementi folk&country entrano in circolo in un rock lasciato sempre tiepido, da 
Strange Ocean a 
Queen O'Dreams, il violino entra a deformarne la fulgida limpidezza delle melodie. Stile asciutto per 
Travis O’Neill And His Cardinal Sins, modellato su un incedere placido delle chitarre sulle quali traspare, in 
Angry Man e 
Live Like a Dead Man, che 
Volume I sa usare una semplice mezz’ora, sa darsi uno stile, quello in cui Travis O’Neill conta per darci una visione del mondo. 
Il Banjo e il violino di 
Mr O'Neill vs Mr Jesus non danno colore a storie calate in un clima di continui rimandi al passato, il passato montato in 
Raven Heart secondo una temporalità invertita dell’amore. Chissà, un’armonia destinata a ritorcersi e a ripiegarsi sul Volume II?