
Dopo il contradditorio 
Contenders, il rocker della Georgia consapevolmente capovolge, girando letteralmente a gambe per aria quel canovaccio melodico e nel corso di un paio d’anni (cosa molto insolita): “
Two albums ahead of Slow Burn in the writing process, is looking forward to the infusion of new energy into a set of songs he’s not necessarily in the emotional mindset for anymore”. 
Slow Burn afferra il corpo di un fantasma, il rock, lasciandosi andare, perdendosi dentro il flusso delle chitarre di 
Ken Will Morton e la slide guitar di 
Andrew Vickery, solcano il modello ‘business’ di Nashville ben roteato con l’armonica nella convincente 
No Place for a Sensitive Man e prendendo spazio, dominante in 
Scattershot e 
Lady Luck. 
Il rock resta luogo centrale di 
Slow Burn ma assume le forme di un mosaico, in cui le varie tessere non sono solo date dai singoli brani, quanto dalla presenza in essi di un punto di vista differente di volta in volta, le seducenti ballate elettriche di 
Tell It to the Wind e 
Red, White & Blue, al salto temporale all’indietro e in avanti negli anni di 
Asshole e 
Crescent Moon. 
Like a River è più schietta nell’esprimere le linee melodiche di fondo che reggono 
Slow Burn (
Title track compresa), un disco valido perché stavolta 
Ken Will Morton si è fermato il tempo necessario per meglio considerare il mutare della porzione di rock che gli sta più a cuore.