
Il quartetto dei 
Thieving Birds al secondo disco decide di cambiare. Girano, è il caso di dire, intorno allo spazio mitico del rock ‘n’ roll, bloccato, senza tempo, eterno e immodificabile nelle corde della chitarra di John Seidler, florido per 
In the Summer (“
We only had a few months together before we started production on our first album, so it was nice to have a couple of years to write and work on new material”, dice il vocalist e chitarrista Ace Crayton. “
We were able to sit back and let the songs grow into what they were before we recorded them.”) 
In 
Gold Coast affiora di continuo, come corpuscoli luminosi in 
Because My Baby Smiled, minime rifrazioni che diventano intensi fasci di luce nella muscolare 
Black Canyon Boom e si susseguono lungo 45 minuti a confezionare un catalogo di melodie decisamente più intriganti dell’esordio omonimo del 2011. Il passato del rock torna nella circolarità di un tempo leggero, 
Brother Ryan, 
You Gotta Believe Me e ingloba la telecaster di 
Reasons (e da texani lo riescono a rendere compiutamente) con l’armonica ad allungarne l’ombra nella sgargiante 
In Your Arms. 
Il ritmo si fa accelerato ma non c’è complessità narrativa, solo emotiva, gestita dai 
Thieving Birds con una buona costruzione armonica tra 
As Good as It Gets e la deliziosa 
Graveyard Love, 
Gold Coast esaurisce le sue energie assecondando un andamento intermittente nel finale (l’equilibrio tenue tra 
December's Favorite Daughter e 
When I Arrive), come se dovesse affrettarsi a raggiungere la fine. Ma stavolta tagliano in scioltezza il traguardo.