
Avanti e indietro, casa ed università, nella piccola e graziosa San Marcos non ci vuole molto, ma 
Zach Nytomt in quel tragitto ha scoperto come misurare i movimenti per l’esordio di 
Love Street Blues: l’ellissi del folk, la naturalezza di una ‘regia’ country/blues limpida ed espressiva. Ha piena fiducia nel banjo che accompagna 
The Flood, nella forza espressiva dell’armonica e della steel guitar (deliziosa 
Love Street Blues) un bel materiale di partenza, e su di esso, 
Zach Nytomt interviene con discrezione, quel tanto che basta per valorizzarlo appieno. 
L’acustica 
Townes acquista via via un’intensità che 
Love Street Blues non nasconde, riesce a regalarla negli sprazzi blues di un paio di brillanti ballate, 
The Other Side of Love e 
Miss Jones, a dimostrazione che 
Zach Nytomt è capace di modificare in corsa la storia di 
Love Street Blues. Va dritto verso casa, si appropria di frammenti che stanno ai margini del campo visivo della provincia texana, e rendendoli centrali col banjo e l’armonica nella splendida 
Poor Man, rivela l’anima nascosta che abita 
Love Street Blues. 
Ancora l’armonica a palesare il dettaglio dell’ordinario nella dolce 
Papa, il particolare non coincidente nella realtà, il momento che modifica il corso delle cose, uno stato d’animo, piccolo e vago che 
Zach Nytomt sente di dover avvicinare all’elettrico nel finale, 
Girls Looking for Sin e 
You Got a Way With Me. È tutto talmente chiaro che non si ha più nemmeno bisogno di recepire le parole, di pretenderle complete sulla 
Love Street Blues.