
L’armonica di 
Zach Pemberton assomiglia a una poesia in rima, un’illuminazione improvvisa, una visione che pulsa insieme alle linee e le ombre in movimento di un coriaceo delta blues in un disegno nato nel 2008, a St. Louis, dietro/dentro le ripetizioni ossessive della cigar box guitar di 
Billy Skelton. Il duo dei 
Brown Bottle Fever crea sinuosi vortici di note e l'incollano a 
Town, 
No. 2 e 
200 Dollars Ago, danno un senso di claustrofobia allo spettrale paesaggio dell’esordio di 
Two Piece Prison. 
Ruota, gira, si muove intorno all’acustico nella brillante 
Unfortunate Enemy, è come un viaggio in metropolitana, si sa da che stazione si parte, si sa in quale si arriva, ma tutto il tragitto è avvolto nel buio (“
We’re a loud, rowdy good time,” dice Pemberton. “
It makes for a fun drinking experience”). 
Splendida 
North Dakota, quel passo strascicato capace di coinvolgere, di miscelare sfumature e toni del delta blues, di imprimerli nella testa dell’ascoltare, cambiando registro più volte con l’armonica, scorre libera di una libertà frutto del talento dei 
Brown Bottle Fever. Continuano a comprimere la forza di 
Two Piece Prison in segmenti di pochi minuti fantasmatici (
Missouri Kid, 
St. Louis Goodbye e 
My Train) permettendo col rallentamento di 
Tennessee e 
Antionette di assaporare i profumi, cogliere i colori e i suoni da un Mississippi misterioso e sfuggente. 
Un paesaggio lussureggiante in 
Vixen, 
Between Now and Then e 
Preacher, dove l’ascoltatore ‘straniero’ non può che non sentirsi ammaliato.