
Il secondo disco del ventiduenne
Lukas Nelson con i
Promise of the Real nasce sulla strada e sulle coordinate di un mentore come
Neil Young, quella che il batterista Anthony Logerfo definisce ‘Cowboy Hippie Surf Music... Rock and Roll’ si rivela un mosaico di brani ripiegati sul rock e la jam psicadelica anni ‘70 con un dolente sapore esotico, variati ed assaporati ad intervalli regolari nelle 13 tracce di
Wasted. Un’idea semplice, sulla stessa linea del padre
Willie Nelson, godersi il tempo, le singole ore, intere giornate con estrema pacatezza e senso di calma, oggi sembra non sia più possibile vivere lievi tra coloro che provono a sbatterti in faccia le loro granitiche, quanto effimere, sicurezze,
Wasted azzarda coi ritmi tribali da
Golden Rule e
Running Away (“
It really added a lot of magnetism, energy, and gave the music a live feel, and a lot of warmth to it,” dice Nelson. “
I feel like this record sounds more like what you get when you see us perform”) ma sono le distorsioni della chitarra a creare intriganti spazi desertici dove abitarli a lungo, valli sconfinate inondate dal sole del rock tra
Old Familiar Pain e
Wasn't That Great.
Wasted trova linfa vitale tra storielle vivaci dal ritmo sostenuto -
Ain't No Answer -, musiche rock ‘giuste’, vita ‘on the road’ e quel continuo senso di fuga, desideri liberati, lontano dalle odissee dei sentimenti da
Wasted, la
Ghost track alla splendida
The Joint (e la droga si deposita anche sull'assolo di
Don't Take Me Back).
Il pathos delle ballads
Frame of Mind,
I Won't Fail Her, al piano con
Heart of the Matter e
Time Is… cresce, si evolve, fa rotta nella direzione paterna, non restano mollemente alla fonda del pop, si lasciano cullare dal movimento elettro-acustico (divisa anche con la sorella Amy, in
Can You Hear Me Love You) e le emozioni aspre e sincere come la vita di tutti i giorni, sommesse, quasi banali nella loro ineluttabilità si impadroniscono di
Lukas Nelson ma senza che
Wasted perda mai le linee prospettiche e un filo di verosimiglianza autoriale.