
Potente, radiosa l’armonica tra le mani di 
Giles Robson, non si ferma mai, schizza e poi rifugge spostandosi tra Chicago e il sound del Mississippi, classico, sporco e ben oliato dalla chitarra di Filip Kozlowski, polacco, la terra dove è stato registrato 
Crooked Heart of Mine. 
La particolarità degli assolo di armonica (sin dall’iniziale 
The Mighty Incinerator) accompagnano in avanti gli scatti dei 
The Dirty Aces, uno zigzagare continuo tra dolci avvitamenti bluesy nelle strumentali 
Solidor e 
Hometown, a 
Twenty Gallons of Muddy Water, 
Keep On Diggin'. 
La riuscita di 
Crooked Heart of Mine si deve proprio alla freschezza dell’armonica (splendido il passo lento in 
Some Kinda King e nella 
Title-track) Giles Robson la cuce addosso a 
Crooked Heart of Mine riuscendo a costruire 13 brani con la stessa chiave d’accesso ma con una invidiabile coralità: magia anni ‘40 in 
Devil Led Evil, il torbido Mississippi come coreografia in 
Stick to the Promise, sulle tante cartoline spedite da Chicago a soppesare la vivacità delle chitarre (
Magic Tricks, 
Cooling Board, 
Swindler for You  alla conclusiva e febbrile 
Ain't Dead Yet) a rappresentare la perfetta intersezione che 
Giles Robson compie tra l’armonica e il blues.