
Lo spazio meno determinato, meno chiaro e disperso della frontiera tra Texas e Messico lo occupa l’esordio del chitarrista 
Roy Treviño, passo svelto dalla natia San Juan, scolastica -chitarra e blues, alla prima band -i 
Kingpin- con cui ha registrato 2 album prima dello sconfinamento. Sceglie una vecchia chiesa battista convertita a studio di registrazione per l’esordio omonimo, soul e Mississippi per le calde digressioni alla slide guitar della sfavillante 
Gloria  a 
Thank You, sporche, inquinate, macchiate nel profondo della tradizione del Texas Blues eppure ugualmente puro come i riffs di 
The Boy Can Play. 
Ma è soprattutto un disco difficile da ‘acchiappare’, nei confronti del quale le ‘armi’ di 
Roy Treviño non appaiono mai spuntate (l’arcigna 
Hurricanes  e la strumentale 
Trinidad) 9 brani in tutto, una cover di 
Bob Marley, la sorpresa di 
Lively Up Yourself  (“
I absolutely love and respect Bob Marley, that’s why I was initially hesitant to put this on the album,” dice Roy. “
I thought that the concept of a Hendrix-y type of guitar in a funked-up Bob Marley tune would be cool. The playing of Chris Maresh, JJ Johnson and David Boyle sealed the deal; they did a phenomenal job”) e dei piacevoli ritmi latini alla 
Los Lonely Boys, canzoni dove lo spagnolo diventa fluido allo stesso modo della slide guitar, 
Sin Ella  e 
La Luna. 
Un filo di rock nel finale per la storia di un soldato nella guerra civile di 
Going Away  e per sincerarci che il tutto metropolitano è ancora definitivamente lontano, 
Roy Treviño  scioglie la conclusiva 
Little Girl  nella dolcezza del calore elettro-acustico texano.