
All’incrocio tra la 
29 Palms  e la 
Mule Team Road  ritroviamo Casey Cannon e la chitarra di Xavier Gonzalez pronti a farci fare un altro giro nella periferia Californiana. 
Le regole per i Muli continuano a contare poco, il suono resta rozzo e genuino, una roccaforte invalicabile, aldilà del fossato e dei ponti levatoi Hollywoodiani si apre uno sconfinato paesaggio rurale pensato per filtrare e cacciare l’assediante piattume metropolitano. 
Le fragorose 
Empty Bottle  e 
Day Late n'a Dollar Short  ci portano dentro il mondo di 
29 Mules, lo sfondo non è diverso da 
80 Feet Deep, al messaggio genuino di 
This Place I Live e all'armonica ci si abitua in fretta, ma il tempo sospeso della lap steel della sinistra 
Mule Logger Blues  esige che si definiscano ripetutamente i punti di riferimento di 
29 Mules. 
Tra i boots della splendida ballad elettrica di 
Lonesome Cowboy  diluiscono, velano e ammorbidiscono l'aria texana dove la soggettiva melodica diviene in un attimo barcollante e sfocata tra preghiere (la brillante 
God Bless Johnny Cash) le sferzate elettriche di 
They're So Good  e della saltellante 
Pick up Truck. 
Back in The Will  ci rassicura, non siamo più in un quartiere di Los Angeles, dallo sfondo di Hollywood -paradiso dei sogni- si allontano per scatenare i diavoli della solida 
Heaven's On The Rise, sempre cowboys, non texani ma a sentire 
Fly Away resta la proiezione drammaturgica dell'individualismo e del vigore pioneristico della frontiera che tanto piace ai 
29 Mules. 
E non solo a loro.