
Parte la musica e i ricordi di 
Gnawbone (2009) passano sullo sfondo, 
Will Scott non gira più a vuoto, non c’è più bisogno di qualche pretesto per ascoltare 
Keystone Crossing, la musica si abbassa, Ben Peeler (lap steel, mandolino e chitarra) con la cadenza di una ballata -splendida l’iniziale 
White River Rising- lo accompagna in modo discreto in un disco più spirituale, e quando l’epica si fa avanti in 
Derry Down (duetto con la songwriter Dayna Kurtz) 
Keystone Crossing si trasforma in poesia pragmatica. 
Will Scott usa melodie legate alla tradizione dell’American Roots in chiave moderna -
Just To Ferry Me Over e 
Last Rest Stop- con la malinconia della steel pronto a salvarlo ad ogni apparir di sentimentalismo, tra i tasti del piano di una brillante ballad come 
Right To Love o nell’acustica 
Broken Arrow. 
Frequenti le impennate melodiche in 
Keystone Crossing a interrompere o dilatarne il flusso come nella benedetta e sfavillante 
It Ain't Gonna Rain, mancano i bamboleggianti, la troppa programmaticità che avevano indebolito Gnawbone e ben vengano le capatine sulle sponde torbide del blues/rock in 
You Said You'd Take Me To Spain, scelta azzeccata per raccontare nel finale del fiore dell’amore, insieme bello e austero nella cover 
You’re The One I Love di Johnny Shines, ma destinato a diventare solitario e avvezzo al vento freddo del tempo.