
Il blues-rock britannico alla ricerca dello spirito del Mississippi e trova l’America del produttore Cody Dickinson, parte attiva dei 
The Youngest Sons (tutti figli di leggendari bluesman: Garry Burnside, Robert Kimbrough, Rodd Bland), 
Ian Siegal si precipita là dove si agitano le acque torbide del Delta, là dove più calde sono le tensioni dello spirito e dell’animo, vuoi anche della politica e della società, 
The Skinny –title track compresa- scopre l’inclinazione alla jam sessions che non aveva mai conosciuto un taglio così febbrile anche senza accelerazioni soffocanti, ma utili a nascondere un songwriting senza troppi agganci e sporadicamente sperimentale nella jazzata di 
Stud Spider. 
Ian Siegal sa come imbruttire 
The Skinny con torbidi giri nel ‘dirty blues’ di 
Master Plan e 
Natch'l Low (Coolin' Board), vi affonda col sinistro sermone lungo 7 minuti dell’affascinante 
Hound Dog In The Manger, attraversata da riffs siderali e lentezze da brivido mentre Siegal canta ‘
Devil being on my shoulder’, anche se qualche volta sembra chiamarsi fuori con la coinvolgente 
Picnic Jam ma son sempre i diavoli ad essere protagonisti, 
Devil's In The Detail. 
The Skinny è volutamente cupo, la luce appare solo in alcuni attimi (splendida 
Moonshine Minnie) ma subito è nascosta dai vortici della steel, come un labirinto di disperazione senza alcuna via d’uscita, taglia 
Better Than Myself e 
Garry's Nite Out (due ottime ballads) prima di illuminare il ricordo del grande attore americano, 
Hopper (Blues For Dennis). Il set americano scelto da 
Ian Siegal per 
The Skinny è sotterraneo, melmoso, brulicante di diavoli e  l'Inghilterra sembra davvero lontana.