
Anche se la fiamma del combo-roots dei The Gourds non riscalda come in 
Haymaker, persiste tra l’arsenale elettro-acustico di 
Old Mad Joy un nuovo ed incostante crepitio elettrico, bagliori, colori e forme cangianti anni ’70 che distolgono da piccole tutibanze tra i traballanti fraseggi roots, marchio di fabbrica dei 
The Gourds. Kevin Russell impasta 
Old Mad Joy con ‘buoni sentimenti’ (mai a buon mercato) sempre contagiato dal virus goliardico texano ad ascoltare la trascinante 
I Want It So Bad ma in grado di essere conciliatorio e pacificante in convincenti ballads, 
Ink And Grief, 
Marginalized e nella splendida 
Two Sparrows. 
“
The songs are classic Gourds DNA,” dice Russell. “
I hear cousins all over this. Every Gourd record has its great moments. But this one, I think, has the feel of a great record more than the others”, qualche difetto invece 
Old Mad Joy lo mostra nelle prolisse cantilene di 
Drop The Charges e 
You Must Not Know o nella mistura strumentale di 
Melchert, ma la gravità senza peso del mandolino nella brillante 
Eyes Of A Child e delle chitarre elettriche nella deliziosa 
Drop What I'm Doing seducono anche la memoria, momenti corali come in 
Peppermint City aiutano a rievocare il piacere di un rock classico che galleggia anche sullo sfondo di 
Haunted fino all’organo della luminosa 
Your Benefit. 
Echi e riffs che impongono i 
The Gourds con tale freschezza da diventare il rumore di fondo, dei disturbi sonori, utili a distorcere le piccole lacune di 
Old Mad Joy.