
Hanno bazzicato a lungo i bar rooms del West Texas per spalmare amorosamente le parti salienti del convincente 
Erie Street (merito diviso giustamente con la produzione del songwriter 
Phil Pritchett), gli 
Slow Rollin Lows del vocalist Pug Johnson (interessante il concept album dello scorso anno, acustico, intitolato 
Radix -termine latino di ‘roots’) conservano quelle tracce calde anche per 
Easy Driftin’, un disco che trova nuove strade su cui fantasticare, il potenziale in cascina è sempre lo stesso (sapori di periferia in salsa elettro-acustica) ma stavolta preferiscono lasciare incombusta parte di quel materiale infiammabile. 
Gli 
Slow Rollin Lows lo tengono costantemente sotto controllo per lasciare spazio alla parte malinconica delle ballads, non tutte all’altezza dell’iniziale 
Easy Driftin’ che si avvantaggia su 
Backroad Motel e 
Broken Home semplicemente per il modo con cui resta aggrappato alla tradizione rurale della slide di Trey Cochran. L’anima anche della deliziosa 
Ain't Going Back No More, certo il mondo degli 
Slow Rollin Lows è privo di scorie morali, politiche, massmediali a sentire 
Sandy Sheets o 
Rainy Tuesday, troppe ‘cortesie melodiche vecchio stile’ che nascondono un cuore chitarristico pulsante lungo le strade del Texas. 
Batte forte ma solo nel finale - 
Chunky Troubles, la coda della notturna 
Highwayman (cantata con Rodney Parker, Charlie Hager della Captain Legendary Band e Hunter McKithan) alla splendida 
The Ballad of One Eyed James, un roots sporco diviso in due parti a narrare le avventure tribolate di 
One Eyed James, tra bar malfamati e le strade pericolose della Louisiana. Residui di un’esperienza 'da fuorilegge' che aiuta la 
Slow Rollin Lows soprattutto quando 
Easy Driftin’ procede a linee spezzate.