
Tra Dallas e Fort Worth vivono i 
The Whiskey Prophets, giovane band che abita nelle magiche fessure del country/rock texano, lì Brad Roberson –voce- e la chitarra di T-Bone ‘Sweet T’ provano a ridefinirne i confini per un semplice consumo radiofonico ma da cui succhiano i toni genuini e leggeri solo quando sono densi e intensamente sentiti. 
L’uno due con cui si presenta 
Regrets, Rehab & A Refill, ovvero 
Fondly e 
Musicians Lament, mostra uno stile chitarristico avvolgente e allo stesso tempo melodico, fermi a pochi accordi classici e virtuoso solo quanto basta e dove serve (per tutti e 15 i brani!). 
Il flusso energetico scorre per l'intero 
Regrets, Rehab & A Refill, tiene il passo tra 
Good Thing, 
Ready To Fold, 
High Expectations e la rocciosa 
Listen Here,  trovando il modo di eccedere gli argini del roots fuorilegge in un paio di suggestive tappe nei deserti aridi del Texas, la splendida 
Daddy e i riffs graffianti di 
Shine On Me. 
I 
The Whiskey Prophets mantengono l’equilibrio sforzandosi in creatività (brillante 
Cards That Fell e la ballatona elettrica di 
Birds Sing) forzandola nel roots-funky di 
I Am ma nel continuo rimescolamento degli ingredienti i 
The Whiskey Prophets mostrano di essere sempre alla ricerca di occasionali alchimie in grado di elevare 
Regrets, Rehab & A Refill al di sopra della media commerciale. 
Ci riescono in 
Hold Off, in 
Swim Against the Tide, anche se per 
Eden e 
Take Me si ha l’impressione che i 
The Whiskey Prophets abbiano voluto solcare strade sicure. Riproporre e catalogare il già sentito, si sa, spesso impedisce di correre troppi rischi, ma per il disco d’esordio dei 
The Whiskey Prophets la scelta è decisamente riuscita.