 Hunter McKithan & the Offenders
Hunter McKithan & the Offenders curano nei dettagli tanto il décor, tanto la composizione per la radio, si affidano all’ispirazione di 
Mike McClure e ad un suono solido, bilanciato tra “rock, southern, blues, alt-country and a little soul”, come tiene a precisare il vocalist. Forse per la presenza dell’organo e non tanto nella forza delle liriche, ma dopo il debutto del 2007 con 
Shape of it All, l’EP interessante delle 
Lee Road Sessions frutto di anni passati in giro a suonare, 
Not Broken Yet con 12 nuove canzoni e una versione rielaborata di 
Fallin' From High. 
Un buon prodotto di artigianato texano, forse di seconda scelta, ma dalla ruvida apertura di 
Not Broken Yet, una title-track molto dalla parte dei Cross Canadian Ragweed e con l’ispirata timbrica soul/introspettiva di 
Haight Street Blues e 
Dirty Little War, sembrano oggi ancor più singolari proprio grazie a questi ‘squilibri’, al loro muoversi su differenti intonazioni sempre conservando una melodia piacevole, con giusti sbalzi chitarristici tra le mani di di Hunter e di T. Ray Porche. 
Morbide riflessioni elettro-acustiche, 
Wasted Day, 
Fallin' From High e 
Dynamite, significano essenzialmente avvicinarsi in modo più o meno originale a una totalità di cose già dette, scritte e partorite a cui 
Hunter McKithan & the Offenders lavorano ai fianchi non sempre con lucidità –almeno in fase di scrittura, 
Hey Little Girl ed 
Elevator a chitarre son messe bene, meno il resto-  ma con un flusso di canzoni che portano ad un improvviso ed euforico stato ipnotico. 
Da 
In The End, 
No Prisoners e 
Bad One , pura bellezza southern/blues cupa e vitale, con la giusta dose di malinconia in quella perla di 
30 Days 'til Winter e nella chiusura di 
Quarters. L’atmosfera ‘McClure doc style’ stavolta non fa storcere il naso, è una questione di stile e l’effetto surriscaldante a cui restano fedeli 
Hunter McKithan & the Offenders, aiuta a rendere ‘vivo’ anche 
Not Broken Yet.