
Cresciuto a Memphis ma texano d’adozione, l’alt. country o americana che sia per questo giovane ventitreenne sono come un motore e centro di propulsione per trovare melodie e parole che messe accanto alle tante di altre giovani promesse, lo fanno emergere per originalità e per il modo in cui le elabora, osserva e riflette attraverso la ballata elettrica, pronto a snaturarla per poi ritrovarla e ricrearla con la steel o il rock. 11 brani, un mucchio di note che diventano memoria in fretta e su cui preferisce entrare personalmente, 
Blue Eyed Angels racconta e vive di emozioni sparse tra viaggi per il Lone Star State, di sentimenti forti e scuri vissuti per anni sulla strada e ne riempie le liriche. 
In 
Running Away canta “
This town is bringing me down and there's nothing left to say” alla brillante 
Could Have Been My Baby, si riflette sulle donne con l’organo a saldare le giunture di 
Blue Eyed Angels e 
Louise: “
We used a lot of pump organ on that song, and light train drum rhythm, but it’s way in the back. Simple sometimes takes a lot more thought than it sounds, there are a lot of layers there to make it sound so melodic.” 
La forza di una ballata come 
Fade Away o della conclusiva 
Say Goodbye corrisponde al respiro dell’intero disco, non tanto per il pessimismo ma per un’asciutta analisi e una vitalità melodica invidiabile, dalla cadenza da storyteller rodato passa al countryman e al rocker con naturalezza, sentire la splendida accoppiata di 
Maybe Tonight e 
Here Comes The Day. 
Texas rurale e il respiro della strada si scambiano le parti di continuo, tra 
Crash Hard, 
Let Me Down Easy e 
Lonely Road, riuscendo a far deragliare la facoltà dell’ascoltatore di assegnare allo spazio di 
Blue Eyed Angel coordinate precise e stabili. Procedendo ad ondate intermittenti, seguendo accensioni e correnti country, 
Blue Eyed Angel rivela tutta la logica delle intenzioni di un texano da tenere d’occhio, 
Rob Baird.