
La band di Portland e soprattutto la voce di John Phelan possiedono un ardore particolare, non c’è sempre bisogno di urlare per mettere in scena le ferite del mondo, ma per i 
Truckstop Darlin’ c’è questo bisogno (Eric Kotila alla batteria, Nick Foltz al basso, Michael Winter alla pedal steel). ‘
Saturday nights, hard times, copious whiskey, broken hearts’ mentre il rock dell’accoppiata -
Tired Old Prom Queens e 
Bluegrass State- genera altre visioni, molto potenti e avvolgenti, perchè fuori da quella claustrofobica e opprimente realtà c’è a supporto la steel e l’anima del country che sa tirarsi dietro, nella malinconia della notte, con fior di ballate elettro-acustiche, dalla piacevolezza di 
Anna Lee, ad 
Got No Words, all’armonica della splendida 
King Of The Highway. 
Truckstop Darlin’ è un disco necessario proprio perchè riprende e rimpasta l’alt. Country col rock, giovano certe ripetizioni a sentire 
Grandpa, le emozioni colpiscono nuovamente, senza stancare, insospettire, l’importante e che sappiano poi smuoverle, anche se con le lacrime tra i tamburi che aprono 
#19, e quelle al femminile di una raggiante 
Broken Valentine (“
She’s always drinking when she cries”) o su un treno targato 
South Carolina. 
Truckstop Darlin’ vive di passioni, quelle per cui vale la pena star male, indebitarsi e fare per un anno un ‘lavoro di merda’ pur di raggiungere quello che si cerca, e la malinconia mista alla rabbia continua in 
Truckstop Darlin’, da 
Good For You a quando cresce smisuratamente per amore del whiskey in 
Down, e la differenza la senti addosso. La solida 
Daniel Johnston chiude un acceso e ‘imperfetto’ debutto. Quindi grazie ai 
Truckstop Darlin’.