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Dirt roads, sweet tea, and even Georgia rain’ il quotidiano della band di Atlanta della 
The Scott Little Band ma per 
Barbed Wire and Engine Blocks si allungano fino al confine tra le piccole cittadine del Texas e del Messico, basta ascoltare l’uno-due ruspante di 
Mexico e 
Cowboy Hat Tattoo dove vola libero lo spirito di un country-rock fuorilegge. 
Seppur qualche venatura pop, la 
The Scott Little Band fa intendere di conoscerne sia le forme ironiche che quelle nervose, sanno lavorarle e viverle anche quando la scena introspettiva di 
Good Love Dies, la conclusiva 
Ferris Wheel e 
Down On Me pretende spazio fino ad immergersi nella steel magnetica della splendida 
Stepping Stones, ballate elettrico-acustiche luminose con cui 
Barbed Wire and Engine Blocks continua a volare libero. 
Senza ripetizioni e vituosismi fine a se stessi, ecco brillare la ruvida 
Kiss My Cheverolet e con il passo rootsy di 
Love's Not Enough e le tinte blues di 
Stumpwater, tiene a ribadire che lo stile avviene così come si presenta nella vita, nessuno viene ad avvisarti, non c’è nulla di apparecchiato. 
Così in 
Barbed Wire and Engine Blocks, diretto e semplice riuscendo ad esprimere il proprio pensiero attraverso brani come 
The Ballad of Jacob Brown e nel sapore stradaiolo di 
Until You e 
Driving Away, il piacere lì diventa centrifugo e anche quelle poche volte dove tende a soffrire -
Burning Bridges-, 
Barbed Wire and Engine Blocks non si sfarina nei diversi stili e promuove la scelta della 
The Scott Little Band.