 Bill Rice
Bill Rice è un countryman classico per come scrive di piccole verità, di vita semplice, delle piccole cose, e a questo scenario sa affiancargli lo spirito della provincia texana: la slide il più delle volte ha il sapore e il vigore del roots e 
Long Hard Ride -secondo disco dopo l’interessante 
I'd Do It All Again-, si fa trasportare, modellare, dal ritmo ora sfrangiato ed elettrico ora lento e ‘classico’ (esagerando solo in una ballata), in un mix che rappresenta appieno la vena artistica del songwriter dell’Oklahoma. Country-rock&roots li mescola e li sovrappone nel felice avvio di 
Rockstar e della brillante 
Friday Night permettendo a 
Bill Rice di sfiorare in 
Long Hard Ride ritratti vividi di provincia, donando alle sue liriche un’evidente impronta texana che tende ad annacquare solo nella ballatona mainstream di 
The Monster. 
L’elettrificare a intermittenza la dolce 
Me and the Moon permette ai controluce e alle ombre di ben figurare sotto un profilo sentimentale che sa poco di radiofonico, e il disco cresce trovando lo spirito agreste ad aspettarlo dalla metà in poi come dimostrano gli splendidi guizzi tutto country, slide e birra, un clima festoso con tanto di slide nervosa sia per 
Live My Life e la solida 
Homespun Love, al fascino roots di violino e mandolino nella title-track, con nel mezzo una cover onesta del bravissimo 
Chris Knight, una versione più country di 
Love and A .45 che serve a mantenere puliti i ricordi. 
Long Hard Ride non accusa tremori fino al finale, la ballata di 
Letter to You è intensa e piacevole, senza esagerare con la malinconia, niente sdilinquimenti, chitarre acustiche ed elettriche e la voce di 
Bill Rice accorata quando si tratta di narrare le cruda verità di 
Whiskey Women Weed. 
E nello svelare intelligentemente logiche sottocutanee tra mondo femminile e mondo maschile, slide e whiskey non necessitano di nessun altro elemento di riferimento, basta alzare solo il volume!